1986. 1986. 1986. Icona a tre battenti. (Amnesie). 1993. Lo scrittore Sergej Pavlovich Zalygin, redattore della rivista Novyj Mir dei tempi della perestrojka – grazie ai suoi sforzi si riprese a pubblicare A.I. Solzhenitsyn – scrive uno dei suoi ultimi lavori, che chiama Экологический роман, "Romanzo ecologico". Il tema del romanzo è il disastro di Chernobyl. Chernobyl tragedia globale, simbolo della colpa dell’uomo di fronte alla natura.
Nel 2000, Tatiana Tolstaya scrive il romanzo distopico Kys. Vi descrive la vita dopo un'esplosione nucleare, la tragedia sul piano ecologico, la perdita di linee guida morali.
Chernobyl minaccia al nostro quadro del mondo.
1997, prima pubblicazione, Чернобыльская молитва. Хроника будущего, il Premio Nobel Svetlana Aleksievich scrive “Preghiera per Chernobyl. Cronaca del futuro”, 2015 la traduzione, la prima, Voices from Chernobyl, le loro voci, l’intervista dell’autrice a se stessa, sulla storia, le storie taciute.
Allucinazioni.
Я - свидетель Чернобыля... “Io – sono una testimone di Chernobyl... L'evento più importante del ventesimo secolo… È così facile scivolare nella… banalità... Nella banalità dell'orrore... Ma io guardo a Chernobyl come all'inizio di una nuova storia. Chernobyl è soprattutto una catastrofe del – tempo”.
È la notte del 26 aprile del 1986.
“In una notte siamo stati trasportati in un altro luogo della storia… Abbiamo fatto un salto finendo dentro a una nuova realtà ed essa, questa realtà, è risultata superiore non solo al nostro sapere, ma alla nostra stessa immaginazione”. (La natura, Pripjat', la pandemia, il rigoglio della natura di Pripjat' senza l'uomo). NOI.
No. Nessuna, nessuna – serie TV. Qui, in questo piccolo spazio di errori – emozioni, dimostrazioni di sofferenza a se stessi, tagli alla pelle bruciature di mozziconi sull'anima – qui, io, io, se dovessi scegliere un silenzio, sceglierei quel, silenzio.
La pausa infinita tra quando avvenne la catastrofe e il tempo in cui si iniziò a raccontarla.
Un momento di mutismo epocale. Rimasto impresso nella memoria del destino dell’umanità.
E se dovessi scegliere un monumento. Sarebbe il Monumento agli eroi di Chernobyl.
Sarcofago fatto da mano umana in cui deposero il fuoco nucleare, loro, lui, esso, Piramide del xx secolo.
“Noi siamo aria, noi non siamo terra” (М. Mamardashvili). Мы – воздух, мы не земля.
(E se penso a quanto lontano è andata quell’onda di morte, nello spazio e nel tempo.
Era Turchia, era trentacinque anni fa.
Per me Andrea è morto a Chernobyl).

V. Chajka, Radioaktivnaja Bogomater’, “Madonna radioattiva”, serigrafia, Mosca, 1996