Ingresso

Questo è un “altrove”, dunque.

Uno spazio fuori da definizioni, da istituzioni – dicevamo.
Un non-sito che vivrà di trasformazioni – regresso infinito, perpetua decostruzione. Abbau.

Quanto al suo tempo, dicevamo anche questo, molto ha (avuto) a che fare con questo, tempo.
(Qualcuno lo ha chiamato lockdown. Parola straniera, estranea. Parola brutta. Divenuta – banalità. Ma di questo non ora).

Un tempo, ancora: in cui abbiamo avuto paura di perdere tutto.
E ci siamo inventati modi per salvare qualcosa.

Questo luogo, in ogni sua parte, sì: è fatto di tracce.

Tracce che si erano perse e che si sono volute salvare, così.
Tracce di racconti più lunghi, molto più lunghi – di cui non è luogo qui.
(Tracce accennate, alcune nascoste, altre cifrate).
Tracce di discorsi che in questo tempo ci siamo inventati.
Tracce per discorsi da costruire, che qui possono avere inizio.

[Serve una mappa? Un esempio? Bonustrack: Mappa”, da Instagrad]

(PS: ogni volta che trovate un bonustrack – in grassetto rosso o nero: cliccate!)
(PS: i bonustrack cambieranno, sometimes).

NB: anche per questo “non-blog”, l’unico motore di ricerca è il – desiderio.
Nessuna notifica, nessuna intrusione – è un luogo “non-violento” (e su slovo-nasilie, la “parola violenza”, cfr. M.M. Bachtin).
Si aggiornerà quando Margherita avrà modo di scrivere qualcosa di nuovo: chi avrà voglia di leggere – ci troveremo. (refrain)

Insomma.
Questo luogo è una piccola arca.

È anche il modo per cercare un modus: una nuova misura.
Per il nostro piccolo mondo.

Alla fine, niente di più.

Vostra, Margherita De Michiel.

Gherù, “Nogenient dadire”
(Dalla serie Matite e libri, pennarello su blocco a quadri, 1970 ca.)