[Stazione di Trieste
ore 19.10]
I demoni?
(parola data da *)
Dei demoni no.
Non si può dire.
Perché i demoni sono, la Russia.
(Lucifero il più bello degli angeli?)
Sono l’intera letteratura.
I demoni sono nella lettura.
(non sono i diavoli né i diavoletti, che popolano pagine di colorito folclore.
Non sono gli spiritati burloni che sgambettano i vari destini.
Non sono i diminutivi che vezzeggiano l’anima)
Nemmeno il “Sinistro” che ci mette sempre la coda.
Nemmeno l’Intraducibile in Gogol’.
I demoni sono gli spettri?
(le notti bianche e le notti in bianco.
I demoni sono gli specchi)
I demoni di Dostoevskij.
Che si nascondono – in un accento.
Demòni, si raccomanda la filologia, a decretarne l’unicità.
Besy si chiamano in russo.
Che suona simile a Vesy.
“Bilancia”.
Il diavolo è il dubbio.
Duhibeo. Duo habeo.
Il diavolo è il sosia.
Il diavolo è il doppio.
È la contraddizione.
Non a caso Tolstoj odiava la musica.
Il diavolo è la differenza.
Ghiaccio e fuoco – tra prosa e poesia.
Il diavolo è il tra.
Tra il bene e il male, tra la M e la W.
Il diavolo è la traduzione.
“Da demonologo a demonologo”.
Dei demoni no.
Dei demoni non si può dire.
Datemi un’altra parola.
[Trieste stazione
ore 19.17]