(parola data da C.)
“Mappa”.
Che parola diversamente inutile, in Russia.
In Unione Sovietica non serviva a niente. Se dovevi trovare tipo un locale, o una casa. Lì ti poteva aiutare solo una tua altra vita. Precedente cioè. Anche se in quella in corso sapevi benissimo il russo.
Se non lo sapevi, la mappa non ti serviva a niente comunque. Perché se non sapevi leggere il russo, mica sapevi leggerne il mondo. Sulla mappa, cioè.
Non ti serviva nemmeno “dopo”, però: dopo la dissoluzione dell’indissolubile. Dopo il crollo dell’URSS. Perché se anche eran spuntate delle strade scritte in inglese, erano scritte un po’ random: una via sì, e duecento no. I collegamenti? Li potevi trovare solo per via di inferenza. La selezione culturale esiste, sappiatelo. Con buona pace dei negazionisti.
Poi anche Mosca, un nanosecondo alla volta, è diventata un po’ San Pietroburgo. Ha lasciato, cioè: passare il suo straniero. E adesso, in qualche modo, riesci anche a sopravvivere nella giungla delle 33 lettere. Almeno in quella. Sia in superficie che sotto.
Prima, nella metro, se non conoscevi l’alfabeto poteva aiutarti l’udito. Sordomuto culturale, una voce femminile e una maschile ti aiutavano a scegliere la direzione: sia nelle linee radiali, quelle dal cuore di Mosca verso le sue unghie dei piedi, sia nella linea circolare – quella istituita per volontà di una tazzina di caffè inox (inox la volontà, non la tazzina e nemmeno il caffè). Una voce sicura di basso maschile ti indicava (ti indica ancora) le vie verso il centro – e nel senso orario. La voce del diavolo, ti conduceva a sinistra – e verso la periferia. A me ogni volta che entravo in metro veniva in mente la lettera di Tat’jana (quella dell’Evgenij Onegin), il pezzo sublime in cui chiede – va da sé a se stessa: “Chi sei tu, il mio angelo custode o un infido tentatore?”. E troppo spesso mi perdevo nel dubbio, sbagliando direzione di vita.
Adesso. Nella metro hai i video in diretta degli eventi sportivi e sociali. Qualcuno.
Adesso hai Google maps
E qui ce l’hai davvero: perché nella Russia di adesso la rete – ogni rete – è ovunque.
Ma ovunque ovunque.
Anche nella metro.
(poi hanno introdotto una censura, che sapeva più di censimento: accesso solo da numero russo. ma poco male. quando sei qui ti russifichi subito, anche nei tuoi contatti. agente speciale in missione per contro di Io).
Insomma, la mappa.
In russo si dice “Karta”.
Karta Mira è la mappa del mondo, kartina mira il suo “quadro”: la visione del mondo, il punto di vista. La Weltanschauung. Quello che non riesci a decifrare nemmeno se… Quello che non riesci a trasmettere. Quello che devi imparare. Quello che puoi solo vivere.
Век живи – век учись. Учись у жизни.
Dice un detto, dice un traduttore. “Non si smette mai di imparare” dice la vita, “Di imparare dalla vita” dice il traduttore (N. Ljubimov).
Marta Kira invece è un’autrice contemporanea. Una scrittrice, scrive romanzi. I russi sanno da tempo che la soluzione dell’enigma del mondo è – in un anagramma.
Il mondo è fatto delle sue parole.
Il mappa-mondo?
In russo è “Globus”.
Географ глобус пропил, ricordo un film. “Il geografo si è bevuto il mondo”.
Solo il geografo?
A parte tutto questo, io ho capito davvero, in Russia.
Che i mondi paralleli esistono.
A presto, ovunque sarà.
Pokà!