La solitudine.
Cheburashka di spalle, seduto su un piccolo masso, a guardare il mare.
Solo il cielo, la sabbia, il mare – e lui.
Oltre a lui, “animale sconosciuto alla scienza” – l’orizzonte.
Ripenso oggi a quell’immagine. Cheburashka da solo, senza il suo coccodrillo in cappello che fuma la pipa.
Nemmeno un’arancia, intorno.
Da ieri (era ieri) anche senza suo padre.
Il controverso, geniale, infame ed eterno – Eduard Uspenskij.
(e penso alla storia dell’animazione sovietica. destini diversi d’oltralpe. pubblicità)
E se mi domando cosa vede, il piccolo peluche orecchione, al di là di se stesso, mi viene in mente, chissà perché, il profilo del poeta Voloshin che cade scolpito di roccia nel mare della sua Koktebel’.