Sorriso

Sorriso.
Улыбка.

Una parola dolce, non facile.
Ulybka.

Così intima.
Qui.
In Russia i sorrisi non si regalano a tutti. Non si scambiano per piaggeria. Non si buttano a sconosciuti.
I sorrisi sono merce preziosa.

Si danno tra amici cari.
Tra madre e figlio.
Tra innamorati?

“Non sorridere mai agli sconosciuti”.

È a causa di questa onestà che i russi spesso sono stati tacciati di essere burberi. Semplicemente, perché il loro linguaggio era diverso. La loro prossemica. Il loro comportamento cioè. La prima regola per uno straniero: in metro non parlare a voce alta; non guardare nessuno; non ridere mai; non sorridere, mai. Saresti sospetto.

In ascensore, non salutare chi non conosci; non gli sorridere; viene interpretato come cattiva intenzione.

La lingua va conosciuta, per poterla capire. Non si possono proiettare conoscenze nostre su saperi altrui. Quante volte, anche nella nostra lingua, lo facciamo, questo errore terribile. Arrogante. Fascista (R. Barthes). Anche un sorriso può avere violenza.

“Era” diverso, ho detto. Perché il mondo cambia, e la lingua con esso. O il contrario, insomma. Come sono entrate nuove parole in una lingua da sempre fiera della sua (sempre fieramente contaminata) purezza (la famosa “grande, possente, veritiera e libera lingua russa” di turgeneviana memoria), così entrano i nuovi gesti. Le nuove attitudini. I nuovi comportamenti.

“FIFA 2018. In occasione del grandissimo afflusso di stranieri previsto in occasione dei Mondiali di calcio, si invitano i russi ad essere cordiali con gli ospiti, da questo dipenderà la fiducia negli investimenti futuri di capitali esteri”.

“FIFA 2018. I collaboratori impegnati negli stand di accoglienza sono invitati a frequentare i corsi gratuiti di sorriso”. Sic.

Non so, a me i russi piacevano forse di più, quando non sorridevano.
(Il sorriso della Mona Lisa. Del gatto del Cheshire. Del gatto di Schroedinger?)
E sorrideva Lui. “Il volto di Gagarin era il sorriso della Terra inviato nel Cosmo” (E. Evtushenko)

Un sorriso. Niente di altro.
E dentro un silenzio infinito, praticamente perfetto.

Над вымыслом слезами обольюсь,
“Mi sciolgo in lacrime su di una fantasia” (A.S. Puškin, Elegia).

(parola donata da S.)