Un ciclo di eventi promossi dall’Associazione Stazione Rogers, Trieste.
Margherita De Michiel con Giovanni Fraziano, organizzazione di Laura Forcessini (foto G. Peteani).

[http://www.stazionerogers.org/]


ArchiLetture: (p)review

Di Margherita De Michiel e Giovanni Fraziano.
Edifici in parole, da altri altrove. Vedute e visioni.
Finestre linguistiche. Riflessioni e riflessi.
Intermittenze testuali: intorno a “bellezza” e “verità”.
La presentazione/rappresentazione di una serie di incontri.
Pagine con vista, da idee (non solo) russe.
Perché “bisogna trovare il punto: da cui guardare” (M. Cvetaeva)

link all’evento


“Черный квадрат (Quadrato nero)”

di Margherita De Michiel
con intromissioni di Giovanni Fraziano

Kazimir Malevič – castiga-mondo
ha costretto l’avaro mondo degli oggetti
nel nero dritto abisso
del suo quadrato. 
(A. Kručënych)

“Ci capiranno tra cent’anni” – dicevano di sé i membri dell’UNOVIS (Utverditeli novogo iskusstva), i “Campioni della nuova arte” che, riunitisi intorno a Kazimir Malevič, ne avevano assunto a proprio emblema il Quadrato nero, già famoso quanto discusso simbolo del Suprematismo.

I cent’anni, scaduti il 14 febbraio 2020, ci vedevano già in quella data pronti a una nostra verifica: che riproponiamo ora, con décalage temporale divenuto epocale.
Li avremo capiti? Lo avremo capito?
O più semplicemente:
Perché parlare del Quadrato nero, ancora, oggi? 

Non tanto per riprendere storiografie o interpretazioni già ampiamente antologizzate: quanto per provare a vedere in che modo il Quadrato possa ancora, oggi, insegnarci a “guardare”.
Per imparare a vedere.


“Quadrato bianco (Белый квадрат)”

di Giovanni Fraziano
con intromissioni di Margherita De Michiel

“Quadrato nero su fondo bianco” e “Quadrato bianco su fondo bianco” di Kazimir Malevič hanno destini e collocazioni diverse. Ora, così come allora, esponendoci ed esponendo l’invisibile, le due opere lasciano sospeso il loro portato “astrale”, enigmatico e interrogativo.

Giovanni Fraziano e Margherita De Michiel, nei ruoli qui rispettivamente di Relatore e Agente provocatore, continuano, in forma di serissimo divertissment, le loro valutazioni e risposte in ordine sparso. Alla ricerca del paradigma perduto: o forse ancora tutto da definire?


Stazione Roger’s: allestimento per “Quadrato rosso” (particolare),
a cura di Margherita De Michiel
(clicca sull’immagine per il link all’evento)

“Красный квадрат (Quadrato rosso)”

di Margherita De Michiel
con intromissioni di Giovanni Fraziano?

“Rus’ Rus’ Rus’ – icone a tre battenti”
(M. Cvetaeva, Natal’ja Gončarova. Vita e creazione)

Rimaneva dunque da appendere lui, il terzo ideale – rimasto sospeso in questo non-tempo che ha scandito il nostro qui e ora:
“Quadrato rosso”.
Forse meno enigmatico, meno assoluto,
ma non certo meno suggestivo e problematico degli altri due: e con lui chiudiamo il ciclo.
Quadriamo il cerchio?

Percorsi paradigmatici nel labirinto a rizoma del nostro sapere contemporaneo, scegliendo alcuni nodi, sciogliendone altri, attraversando Krasnye Vorota e “porte rosse”, inseguendo gomitoli di fili rossi ermeneutici. Un testo-pretesto, pianeta rosso e quadrato, che deformando lo spazio-tempo dell’universo culturale attrae a sé una galassia di senso che ne ritorna, amplificata, la seduzione iniziale, la primordiale esplosione.

O semplicemente, la ricerca di un paradigma: di lettura, niente di più.

[PS: Mi permetto di avvertirvi: l’incontro è stato lungo. Ma il problema è la rete. A volte, lo sanno gli acrobati: è meglio senza. Per il pubblico intendo. Perché lì dentro, in quel posto magico e libero che è Stazione Roger’s, in quell’allestimento in cui ogni cosa parlava, accogliendo angoli rossi, angoli belli, e angoli russi decostruiti: tutto quadrava.
E il pubblico, lì, dopo un’ora e trequarti, di sabato sera, è rimasto immobile, seduto: ad ascoltare il silenzio, solo, poi. Qui: nemmeno un quadrato rosso (l’originale) di sfondo. E si parlava di lui.
Il talento dell’ascolto? (Rosso Matador).
In più, era il dialogo implicito con la sfida lanciata dal Kollettivo studentesco KDR, con la sua Wrong Art Exhibition.
Ampiamente Raccolta dal Krasnyj Kvadrat. Ma di questo non qui].

Когда я кончаю лекцию или статью, мне всегда хочется сказать: «А может быть, все было как раз наоборот», ricordava un grande accademico, M.L. Gasparov, la parole di un grande accademico, S.S. Averincev: “Quando finisco una lezione o un articolo mi viene sempre voglia di dire: Forse, era esattamente tutto l’opposto”.

Ricominciamo da zero, “da una riga rossa”: с красной строки?

Negli anni in cui insegnavo letteratura (…)
esigevo dai miei studenti l’entusiasmo della scienza e la pazienza della poesia.
Come studioso preferisco il particolare specifico alla generalizzazione,
le immagini alle idee, i fatti oscuri ai simboli trasparenti
e il frutto selvatico alla marmellata sintetica
.
(Vl. Nabokov, Intransigenze)


Всегда требуют, чтобы искусство было понятно, но никогда не требуют от себя приспособить свою голову к пониманию. (К. Малевич)

(“Si esige sempre che l’arte sia comprensibile, ma non si esige mai da se stessi di adattare la propria testa alla comprensione”. K. Malevič)