
Mappe per un futuro
C’erano stati anche questi due incontri, la stagione prima (2018/2019). Sempre in Stazione Rogers cioè, nel suo spazio senza confini: sempre con l’organizzazione generosissima di Laura Forcessini e Giovanni Fraziano. Se ne è perso lo script – che non può esser bruciato, si sa. Si ritroverà. Intanto: le presentazioni!

Margherita De Michiel
È COME È.
LA TERRA VISTA DA.
Dal punto di vista dell’aria, l’orlo terrestre
È dovunque (…)
I. Brodskij
Cartoline dallo spazio, cosmico e interiore. Punti di vista sulla Terra (il migliore tra i pianeti possibili?) da una terra particolare – dell’“enigmatica anima russa”. Vedute e visioni. Prospettive inverse. E voci, musiche, immagini e pagine: di autori di sempre, a leggere il mondo di oggi.
O. Mandel’štam, A. Čechov, M. Bulgakov, I. Brodskij, Vl. Vysotskij, Vl. Majakovskij, D. Charms, V. Brjusov, T. Tolstaja, K. Bal’mont, A. Sumarokov, I. Severjanin, K. Tsiolkovskij, A.Tarkovskij, A. Skrjabin… (sfumando)
Fogli sparsi, quasi da una cartoteca: a condividere una riflessione – poeticamente.
Tradimenti a prima vista: traduzioni impromptu. Fuori formato, la voce di un io-ventriloquo a offrire, lévisianamente, riscritture sparse per un pensiero estetico che diviene etico.
Nel mese della Terra e dei cinquant’anni dallo sbarco sulla luna, in mezzo ai “severi calcoli” dei fiziki si infiltra la “legge mondiale” dei liriki (B. Slutskij): diapositive verbali a inscenare racconti, denunce, immaginazione.
Quasi l’invito a un concerto: di parole senza romanze, per un ascolto, “responsabile”, dell’altro-da-sé (M. Bachtin).
“Il cielo è nerissimo. La terra azzurra. Si vede tutto distintamente” (Ju. Gagarin)

Margherita De Michiel
“Mosca celeste, Mosca terrena”:
passeggiate dentro e fuori
Il Maestro e Margherita
“Seguimi lettore, chi ti ha detto che non esiste al mondo amore autentico, fedele ed eterno? Taglino la lingua malefica a quell’impostore! Segui me mio lettore, e me soltanto: e io ti mostrerò un simile amore”.
Il pretesto? Una rappresentazione teatrale. Il testo? Uno dei vangeli apocrifi dell’umanità. Il romanzo che M.A. Bulgakov voleva suo testamento poetico. Estetico perché etico.
Tra la Gerusalemme eterna e una Mosca diabolica, vicende d’amore, giustizia, morale: ricerca della verità. Caleidoscopi di senso e di sensi. Racconti di vita, di arte, di storia – e di viltà. Di resurrezioni fallite. E sopra tutto: la forza della scrittura. La sfida suprema di una sua traduzione. Di ogni suo tradimento, cioè.
Infilandoci tra i paradossi di (più o meno sacre) ri-scritture, ci serviremo di perni esegetici per una nostra lettura di questo Libro quanto più possibile “responsabile”, una volta di più: capace cioè (à la Bachtin) di un ascolto che apra ogni parola al suo utilizzo, concreto, nel Tempo Grande della cultura.
Parole libere ma consapevoli, filologiche ma narrative, che ci condurranno altresì: nel teatro di allora, sovietico e insuperato; nella Mosca di oggi, imprevedibile come il passato della Russia di cui è capitale; nella Russia di un futuribile, già attuale, prepotentemente moderno e inatteso presente. Attraverso l’arte, che ci informa e ci forma: vertiginosa, umana, diavoleria.
PS: subito prima c’era stato anche (non solo) questo – in altro teatro.
(E ben venga l’errore: imperativo – sbagliare!)

bonustrack: ©”Demoni” (da Instagrad)
Если кончена моя Россия – …
(З.Н. Гиппиус, “Так есть”)
(“Se è finita la mia Russia, io –…”, Z. Gippus, È così)