6 giugno (26 maggio). Giornata Internazionale del “sukin syn”.

Non possiamo non celebrarla anche noi.
Tra tutte le epigrafi che ho sempre con me, nella tasca dei miei широкие штанины – assieme al passaporto sovietico, va da sé – ne ho scelta una, che fa così:

Как уст румяных без улыбки
Без грамматической ошибки
Я русской речи не люблю.

È tratta dall’Evgenij Onegin, il capitolo III, la strofa XXVIII, vuol dire questo (anche se lo dice gran meglio):

Come labbra vermiglie ma senza sorriso,
senza alcun errore grammaticale
La lingua russa io non posso amare.

Perché ho scelto questa? Perché è la Giornata Internazionale della lingua russa, oggi.
La lingua della Grande Madre.

Ah, dimenticavo di tradurre il titolo. Сукин сын vuol dire “figlio di cagna”. Di buona donna cioè. E se non è figlia di gran madre la lingua russa, difficile com’è. Proprio una gran figlia di P.

P. è maiuscolo, sì.
Il “sole della poesia russa”, il “nome allegro”, preferisco – “felice”.
Oggi sono 222 anni dalla sua nascita. Quasi quasi li gioco al lotto. Sai mai.

[a proposito di giochi, che con la Russia c’entrano sempre – se son giochi russi, poi. Oggi google ricorda che oggi nel 1984 in Unione Sovietica veniva distribuita la prima versione di Tetris, che non c’entra niente, ma anche sì].

P.
Il Poeta.
Pushkin.

Quanto a “quel figlio di p.”, è P. che lo ha detto. Finisce di scrivere il Boris Godunov, lo guarda e a Vjazemskij scrive, tutto compiaciuto: “Aj da Pushkin, aj da sukin syn!”.

Per cui mi dispiace, oggi il “figlio di buona donna” in questione è solo lui.
Per tutti gli altri, ci sono i restanti 364. A tutti loro – quelli che si venderebbero non solo un manoscritto, ma anche l’ispirazione – dedico un’altra epigrafe, che fa così:

Кто жил и мыслил, тот не может
В душе не презирать людей;

È sempre l’Evgenij Onegin, capitolo I, strofa XLVI, e vuol dire “quasi”:

Chi ha vissuto e pensato non può
Non disprezzare in cuor suo la gente;

Sic.
A.S. Pushkin, 6 giugno 2021.


(In copertina: “Buon compleanno Aleksandr Sergeevitch!” Museo A.S. Pushkin, ul. Arbat 53-55, l’anno è il 2011, forse. O molto prima).

“E chi paga, Pushkin?”

Di solito le domeniche è chiuso, ma oggi no. Ci troviamo lì davanti, sotto la statua di Sasha e Natasha? Naturalmente, come mi suggerite, oggi offre lui!


PS. Vi avevo promesso la lettura integrale dell’Evgenij Onegin, oggi, noi. Al tramonto, sul molo che premia gli audaci. Lo faremo. Un 6 giugno, o un 26 maggio, di un calendario nostro. Davanti a un nostro mare – “reciproco”.
Intanto ascoltiamolo qui.

(In traduzione? No. In traduzione lui, scusate, no).